La visita del Parco è l’occasione per avere un’esperienza diretta con la diversità di ambienti, specie e paesaggi che caratterizzavano in origine il territorio.
Galleria a cielo aperto di tesori naturali, Parco Santacroce presenta una straordinaria gamma di specie arboree, arbustive e faunistiche, attentamente conservate e tutelate. Costituisce perciò una riserva naturale di biodiversità, ovvero della varietà di tutti gli organismi e dei sistemi ambientali in cui vivono.
Gli studi scientifici dimostrano che la tutela della biodiversità previene o mitiga gli effetti di eventi calamitosi, e come sia un argine naturale ai mutamenti climatici, di inestimabile valore per la scienza e per la vita in generale.
Il bosco planiziale, che ricopriva un tempo la Pianura Padana di grandi querce, carpini e altre specie, è stato ricreato all’interno del Parco.
L’Emilia Romagna presenta un territorio fortemente antropizzato, dove cioè l’uomo fin dalla preistoria è intervenuto per mettere a regime corsi d’acqua, creare campi coltivabili, costruire insediamenti abitativi.
Già lo storico greco Polibio,nel II secolo a.C., scriveva di silvae glondarae, ovvero i boschi di querce, a cui si alternano paludi, prati e arbusteti.
Tipico della Pianura Padana era un bosco misto, composto principalmente di querce e carpini, insieme ad aceri campestri, frassini, olmi e, nelle zone più umide, salice bianco, pioppo bianco e nero.
Dopo la colonizzazione da parte di greci, celti, liguri ed etruschi, furono i romani ad iniziare un parziale disboscamento nel I secolo a.C.
Con le invasioni barbariche e l’abbandono delle coltivazioni, in favore di caccia e pastorizia, il bosco si riappropriò di ampie zone.
L’espansione boschiva si arrestò nel X secolo, quando, con l’aumento demografico, lo sviluppo urbano e l’agricoltura, cominciò la progressiva e massiccia opera di disboscamento, soprattutto ai danni della farnia, che cresceva in terreni fertili e forniva legname adatto all’edilizia. In epoca moderna, il bosco planiziale iniziò a perdere le sue caratteristiche, soprattutto a causa dello sviluppo della robinia, una specie importata.
La grande pianura coltivata a cui siamo abituati ad associare l’aspetto dell’Emilia Romagna risale in realtà al periodo tra il XV e la prima metà del XVI secolo, in concomitanza con la realizzazione di grandi opere di canalizzazione per l’irrigazione ed il trasporto di merci.
Oggi questi ambienti boschivi del passato sopravvivono in rari contesti o zone marginali, generalmente lungo fiumi e canali.
Nel grande Parco Santacroce viene riproposta l’originaria vegetazione dell’antico bosco del territorio.
Le quattro aree ortive di Parco Santacroce sono coltivabili tutto l’anno a rotazione, permettendo di osservare il ciclo vitale completo delle numerose specie presenti.
Al parco trovano posto le specie vegetali spontanee e quelle coltivabili. Gli ortaggi e la frutta di ieri e di oggi crescono sotto il sole, visibili nel loro ciclo vitale e pronti per essere accuditi secondo un sapere millenario.
L’area ortiva presenta una divisione in quattro appezzamenti, così da favorire la rotazione delle colture. Accanto alle piante orticole si trova un assortimento di piante fiorite e aromatiche, utile difesa naturale contro i diversi parassiti, nell’ottica di garantire una gestione ecocompatibile delle colture.
Pomodori, insalate, melanzane, spinaci, zucchine, rapanelli, fagiolini, fagioli, piselli, patate, peperoni, carote, cipolle, cetrioli, sedano, prezzemolo, basilico, rucola, bietole, rape rosse, catalogna, zucche, meloni, cocomeri…
Verza, cavoli, cavolfiore rosa e viola, radicchio invernale, fave, cavolo nero, cavolo rosso, cappuccio, finocchio, broccoli, radicchio trevisano, radicchio a rosetta, aglio, cipolle…
Al parco non manca la frutta di stagione, dalla più comune a quella ormai dimenticata, accanto all’uva dei vigneti, coltivati col metodo della piantata carpigiana.
All’interno del parco, l’area destinata agli alberi da frutto consentirà di mostrare tutto il ciclo vitale, dal fiore al frutto, di specie comunemente coltivate nel territorio e di quelle ormai dimenticate o in via di estinzione.
Spina di Carpi, Buona Luisa, Burro antico, Butirra precoce morettini, Santa Maria, Coscia, Curato, Passa crassana, Decana d’inverno, Kaiser, Madernassa, Nobile Supertino, Butirra verde, Cocomerino, Bugiarda.
Mora di Vignola, Amarena, Marasca, Visciola, Durone nero I di Vignola, Durone della marca, Montagnana, Moretto, Bella Italia.
Amabile vecchioni, Reale d’Imola, Valeria, Luiset, Paviot, Cibo del paradiso, Rosso tramonto.
Abbondanza, Campanino, Ferro, Decio, Rosa romana, San Giovanni, Rambur Franc, Zambone, Staiman winesap, Sant’Anna, Rosa lunga.
Bella di Cesena, Buco incavato, Hale, Redeschi, Paola cavicchi, Elberta, Cesarini, Fayette, Bella di Roma.
Coscia di monaca, Regina Claudia gialla, Pernigona, Settembrina, Agostana, Regina Claudia verde, Casalinga di Solferino.
Vigneti coltivati col metodo della piantata carpigiana, in cui la vite si sostiene ad aceri campestri, che produrranno le uve dalle quali si ricava il Lambrusco salamino di Santa Croce.
Accanto agli alberi, la vegetazione più bassa, i grandi prati naturali e le vie d’acqua rendono sempre diverso il paesaggio.
Il prato spontaneo fa rivivere le antiche praterie di pianura, ricche di specie diverse, fiori, insetti e piccoli animali. Margherite, papaveri, fiordalisi, denti di leone, salvia dei prati, achillee, sileni e verbaschi, tanti profumi e colori che arricchiscono l’ecosistema, vissuti da insetti impollinatori in cerca di nettare.
Le siepi e gli arbusteti sono formazioni vegetali dominate da specie legnose, con ramificazioni già a partire dalla base del fusto e licheni. Hanno una grande importanza ecologica, di vario tipo e provenienza, sono importanti barriere naturali per il vento, il rumore e gli inquinanti. Offrono protezione al suolo, provvedono al controllo biologico dei parassiti e favoriscono l’apicoltura. Al loro interno trovano rifugio uccelli, insetti, farfalle e piccoli mammiferi. Grazie alle siepi è garantita la produzione di frutti selvatici e funghi.
Fra i diversi sistemi ambientali non poteva mancare l’acqua, essenziale per la vita, raccolta prevalentemente nel canale di irrigazione che attraversa Parco Santacroce. Il percorso del canale è accompagnato da fossetti nei quali si è insediata una vegetazione acquatica naturale che rappresenta un’area di rifugio e alimentazione per le diverse specie di uccelli ed altra fauna. L’habitat umido che si sviluppa in prossimità delle acque è di fondamentale importanza per la vita di uccelli, rettili, anfibi e insetti.